É calcolatrice, spietata, ambiziosa. Non esita a rinnegare la conoscenza della sorella, anche quando, disperata, le chiede aiuto per curare la madre di lei, che pure né è vera figlia.

É una donna cinica e opportunista, accoglie la protagonista a braccia aperte quando era una ricca ragazzina di buona famiglia, ma non esita a infierire su di lei con umiliazioni e angherie non appena diventa inutile al buon nome dell'istituto

Da molti appassionati veniva definita la "cattiva" della serie. Il motivo è ben noto è altezzosa e osteggia con ogni mezzo la protagonista. Perennemente invaghita del ragazzo che inizialmente è invaghito della protagonista.

E' la malvagità per antonomasia, il cattivo della serie. É lui il vero attentatore alla vita della regina Vittoria, e che, dopo che l'assassinio è fallito, ha accusato ingiustamente un'altra persona che poi fu deportato

Appare come l'altezzosa e spocchiosa snob della serie. La sua vanità, sembra superare la sua presunzione. Ha una gatta di nome Micia

Non riesce proprio a sorridere, l'ottimismo non è il suo forte (per essere eufemistici). La sua parola d'rdine è "disciplina", la sua vita è fatta di schemi e di orari rigidi, quasi un orologio svizzero. Misericordia!!!

Oggi verrebbe denunciato senz'altro per maltrattamento su minori. Nella serie viene solo esonerato dall'incarico, ma finisce sulla panchina delle Unicorn, il che è come salire in serie "A"

E' prigioniera della propria vanità, della volontà di emergere e primeggiare a tutti i costi. I suoi sonori ceffoni sembrano essere parte integrante della colonna sonora, con una vena di ironia che emerge dalle soggettive sulle mani pronte a colpire il volto del malcapitato amante. É La terza (ed ultima) componente del sistema produttivo dell'azienda che fa capo a Jingle

Nutre un profondo affetto per il fratello minore , il cui ferimento scatena in lei un forte odio verso il suo amico.

Molto scontrosa e severa con sua nipote, dandole la peggiore stanza della casa per dormire (la soffitta), riempiendola di doveri e non lasciandole il tempo per giocare com'era abituata.